La Molisana S.p.A. l’azienda italiana specializzata nella produzione di pasta è nell’occhio del ciclone per la scelta di alcuni termini e confronti con la tradizione italiana, utilizzati nella descrizione di alcuni formati di pasta e che riporta ai tempi passati, nello specifico quelli dell’epoca fascista di Mussolini.
COS’E’ SUCCESSO?
In sostanza, La Molisana, in un chiaro momento di restyling dell’azienda, con un nuova campagna pubblicitaria nata dalla volontà di avvicinarsi di più al pubblico, puntando sull’italianità dei suoi prodotti e sullo spirito patriottico – come evince anche dallo spot andato in onda nei mesi precedenti dal titolo “Italiani: li riconosci al primo sguardo”– ha fatto un grosso scivolone associando il marchio a una serie di fatti tristi e ripudiati della nostra storia.
Fin qui tutto tranquillo ma i guai sono arrivati quando sul suo sito, La Molisana ha voluto raccontarne la storia con parole ed espressioni che hanno provocato malumore tra i simpatizzanti.
L’azienda scriveva infatti (il sito è stato modificato dopo le polemiche innescate):
«Negli anni Trenta l’Italia celebra la stagione del colonialismo con nuovi formati di pasta: Tripoline, Bengasine, Assabesi e Abissine. La pasta di semola diventa elemento aggregante? Perché no!».
In particolare, delle Abissine, l’azienda ha anche sottolineato «il sicuro sapore littorio»,
e delle Tripoline «il gusto coloniale».
Oltre a queste -velate- parole nostalgiche, per alcuni formati di pasta non solo ha mantenuto i nomi originari nati negli anni Trenta per «omaggiare» le località conquistate da Mussolini in Africa, ma ne ha enfatizzato la scelta con un nostalgico «storytelling fascista».
Si tratta di Abissine, Tripoline, Bengasine e Assabesi: formati tra i più diffusi, prodotti da altre storiche aziende di pasta, alcune delle quali hanno mantenuto proprio come La Molisana, i nomi propagandistici che celebrano le guerre colonialiste italiane.
C’E’ CHI E’ CONVINTO NELLA BUONA FEDE DELL’AZIENDA
Michele Petraroia dell’Anpi Molise – Afferma che le accuse di “simpatia” nei confronti del fascismo, non possono che essere infondate, dal momento che l’azienda subì ripercussioni proprio dai nazifascisti con la distruzione della fabbrica al momento del ritiro da Campobasso.
Ma è stato solo uno scivolone dell’azienda nel raccontare la sua pasta con una nostalgica descrizione fascista? In tutti i casi è opportuno che ‘La Molisana’ si assuma la responsabilità del messaggio lanciato e chiarisca l’estraneità ad ogni riferimento col fascismo.
BUFERA SUI SOCIAL
Ovviamente la notizia è corsa sul web tanto che l’hashtag #LaMolisana è balzato in cima ai trend topic di Twitter.
Il pubblico si diviso tra chi difende il celebre marchio, trovando la polemica pretestuosa e chi accusa l’azienda di portare avanti un -velato- intento di far passare messaggi fascisti rendendoli familiari allo sguardo del lettore e quindi accettabili col tempo.
Ovviamente sono più che convinta che non è corretto penalizzare un’intera azienda per – l’errore – compiuto dall’agenzia di comunicazione che ha curato le schede descrittive -se vogliamo credere alle “scuse” di Rossella Ferro responsabile marketing dell’azienda, in una replica apparsa su Repubblica.
ARRIVANO LE SCUSE DA PARTE DELL’AZIENDA
Dopo la polemica scaturita sulle Abissine rigate arrivano le scuse da parte del La Molisana.
E lo fa utilizzando gli stessi canali sui quali è nata la polemica, i social e in particolar modo su Facebook:
Gesto più che apprezzato anche dalle schiere di chi li accusava di scivolone di stile.
L’autrice del post è convinta della buona fede dell’azienda e dall’agenzia di comunicazione e si augura che in futuro venga ponderato con più attenzione l’uso delle parole e una maggiore attenzione al messaggio finale che si vuole condividere con gli utenti
LaMela🍎
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